23 novembre a Roma, manifestazione di NUDM. Disarmiamo il patriarcato!

Alla vigilia del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne, c’è stata a Roma un’imponente manifestazione nazionale promossa da Non Una Di Meno con la parola d’ordine Disarmiamo il patriarcato e tra gli eventi nazionali promossi da tutto il movimento transfemminista anche la manifestazione di Palermo. Un evento importante per la partecipazione messa in campo, in 150 mila hanno attraversato ancora una volta il centro della città con manifestanti provenienti da tante altre località. Hanno partecipato associazioni, collettivi, centri antiviolenza, case delle donne, assemblee dei consultori, coordinamento delle assemblee dei consultori, le rappresentanze delle donne curde in Italia, le libere soggettività e tante altre realtà impegnate nelle lotte contro ogni forma di violenza maschile sulle donne, discriminazione e oppressione di genere nei luoghi della vita quotidiana personali e politici, pubblici e privati dunque dove le pratiche predatorie patriarcali prolificano e sono rivolte ad osteggiare la libertà e l’autodeterminazione delle donne e delle libere soggettività supportate dalla regolamentazione gerarchica presente in tutti i settori della società.

Molti gli slogan e gli interventi dai camion e ci sono stati diversi flash mob tra cui quello in solidarietà alla studentessa iraniana Ahoo Daryaei, che si è spogliata per protestare contro l’imposizione del regime. Così è stato replicato il gesto e in molte si sono spogliate tenendo lo striscione con scritto: Il corpo è mio e decido io. Si contano centosei tra femminicidi, transcidi e lesbicidi dall’inizio dell’anno, tredici nel Lazio, dieci a Roma e i loro nomi sono stati trascritti su un grande striscione fucsia. Molti slogan sono stati urlati contro il Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara e contro Pro Vita, che non è il nome di un integratore alimentare ma la denominazione di un’associazione antiabortista attiva a Roma e per la quale è stato deviato il percorso della manifestazione poiché passava proprio davanti alla loro sede di Viale Manzoni blindata per l’occasione.

La manifestazione di sabato 23 novembre è arrivata insieme al moltiplicarsi delle mobilitazioni attivate negli ultimi mesi in risposta al feroce attacco rivolto contro la libertà delle donne, di tutte le identità non conformi al sistema eteronormato e con differenti abilità. Gli attacchi arrivano a suon di ddl, delibere e propaganda da parte degli apparati statali e religiosi attraverso la propaganda anche dei/lle loro portavoce amplificata dalla rete mediatica.

Come non ricordare le oltre 500 mila manifestanti che hanno inondato con i loro corpi le strade di questa città nel 2023 sempre in occasione della Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne? Allora l’onda emotiva del femminicidio di Giulia Cecchettin aveva avvolto l’opinione pubblica e l’attenzione mediatica aveva dato poco spazio alla risposta e ai contenuti espressi da quella manifestazione di piazza. Tra le varie importanti iniziative messe in campo nell’ultimo anno in questa città, segnalo il presidio e la manifestazione del 28 settembre scorso in occasione della Giornata internazionale dell’aborto sicuro, libero e gratuito. In quell’occasione in migliaia si è manifestato per il centro della città partendo dal Ministero della Salute, per denunciare la fascistizzazione in atto nel nostro paese che sta dando un’accelerazione senza precedenti alla controrivoluzione preventiva o, meglio, a una regressione e chiusura degli spazi di agibilità politica e sociale conquistati dai movimenti femministi e transfemministi, e si sta implementando ancora una volta la criminalizzazione dell’IVG (interruzione volontaria di gravidanza).

Di tutto questo ne sono un esempio concreto le minacce di sgombero delle CAV autogestite (le case antiviolenza tra cui Lucha y Siesta) che per anni hanno svolto attività di accoglienza e non solo, la chiusura totale dei reparti IVG, lo smantellamento dei consultori, il disinvestimento della RU486, dell’accesso gratuito alle cure e alla prevenzione. Le persone con abilità differenti sono sempre più relegate all’asocialità e la GPA (Gestazione per altri) è un’ulteriore misura omotransfobica.

La fascistizzazione è il prolungamento della guerra o, meglio, delle guerre in atto perpetrate all’interno e all’esterno dei singoli paesi. La guerra è la più brutale espressione del patriarcato poiché riafferma la legge della sopraffazione, del possesso, dello stupro. Fermare le guerre è indispensabile in Ucraina, Libano, Yemen, Sudan, il genocidio palestinese e a fianco della rivoluzione delle donne nel Rojava, Siria, Iraq.

È tutt’altro che “normale” poi incrementare la cultura e le pratiche politiche oscurantiste e conservatrici della militarizzazione, del controllo e del disciplinamento sociale poiché celano una guerra interna più subdola e sottile che conduce direttamente nel tracciato della criminalizzazione di tutto ciò che dissente dalle regole dello sfruttamento e dell’oppressione perpetrate contro i corpi, relegandoli nella chiusura domestica del nucleo famigliare gerarchico e patriarcale. L’obiettivo è chiaro ed è il ribaltamento totalitario cercando di portare con le buone o con le cattive, in modo volontario e involontario, di arruolare o reclutare in modo consapevole e inconsapevole la società tutta nella forma unica della sudditanza.

Con il ddl 1660, poi, è sancita ancora una volta la logica del nemico e la povertà allargata con l’economia di miseria in atto non fa che aumentare l’esposizione dei corpi al ricatto, allo sfruttamento e all’oppressione, in primo luogo quella di genere.

La propaganda nazionalistica, guerrafondaia, familistica e devastante per l’ambiente sono le pratiche più dirette praticate contro i nostri corpi e il nostro libero arbitrio a cui assistiamo tutti i giorni quando i dati maggiori della violenza maschile perpetrata contro le donne arrivano proprio dall’ambiente famigliare. È positivo che si faccia molta attenzione al linguaggio sessista poiché spesso è veicolo di pratiche oppressive ma è ancor più importante e necessario vigilare, non perdere di vista e soprattutto contrastare le pratiche stesse in ogni luogo pubblico e privato attraverso tutti gli strati sociali ed economici perché la cronaca ha dimostrato che l’educazione ad un’affettività tossica inconsapevole è celata nei cosiddetti “bravi ragazzi”, ovvero soprattutto nella cosiddetta normalità intrisa di cultura patriarcale e religiosa che, non sempre, ma troppo spesso si è visto trasformare in sanguinaria.

La maggior parte degli aguzzini sono infatti gli ex e i mariti, gli ex e i fidanzati, i fratelli, gli zii, i conoscenti e gli amici, i compagni di scuola, attori affettuosi, certo, e a volte carnefici.

La reazione dei movimenti alla fascistizzazione patriarcale si è autorganizzata e numerosi si sono succeduti gli incontri e in particolar modo in questo territorio si sono strutturate numerose iniziative. Tra queste segnalo il Coordinamento delle assemblee dei consultori, laddove, quartiere dopo quartiere, tra una motivazione e l’altra, si stavano smantellando.

Ad oggi si contano 12 assemblee permanenti delle donne attivate a Roma all’interno e in prossimità dei consultori e altre sono state attivate nel Lazio. In particolare, nel quartiere di Garbatella è attiva dal 2023 la lotta per il ripristino del consultorio di Largo delle Sette Chiese. Un gruppo di donne accomunate dal fatto di aver utilizzato il servizio di ginecologia ed ostetricia per le necessità di salute, per la prevenzione oncologica, per il percorso nascita e menopausa hanno dato corpo ad un’assemblea permanente in prossimità dell’edificio per oltre un anno rivendicando il ripristino di ginecologia/ostetricia, gli screening oncologici e lo Spazio Giovani poiché i servizi socio-sanitari di prossimità come questi sono fondamentali per la salute e il benessere delle donne e delle libere soggettività. L’accesso facile e tempestivo ai servizi sanitari è essenziale per garantire la salute materna e infantile, e per abbassarne i costi totali attraverso un presidio permanente che svolge una funzione preventiva fondamentale.

Nell’assemblea è stata evidenziata la necessità del suo potenziamento poiché ha rappresentato un presidio di salute pubblica a partecipazione sociale, laico e gratuito e, dunque, la sua chiusura è inaccettabile in un momento di disuguaglianze e bisogni sempre crescenti.

La marea sale e a disarmare il patriarcato dobbiamo pensarci noi, e sarà importante amplificare in concreto gli spazi dove le pratiche autorganizzate saranno destrutturate dalle gerarchie patriarcali, paternalistiche e religiose, nazionalistiche, familistiche, dallo sfruttamento a dalla discriminazione, razzializzazione inclusa.

Norma Santi

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